Segnaliamo ai frequentatori del blog una notizia che fa capire come la pianificazione del territorio non posso essere lasciata al caso, cosa che purtroppo nel nostro comune succede continuamente....
Suolo: protezione civile 70% comuni rischio
Rapporto Legambiente, Calabria e Umbria 100% zone rosse
09 dicembre, 22:27
L'Aquila, consiglio comunale in zona rossa tra macerie
ROMA - Suona forte l'eco dell'allarme per la fragilità del suolo italiano: il territorio è a rischio sbriciolamento nel 70% dei comuni, di questi uno su quattro non sembra aver voglia di prendere delle iniziative, soprattutto nel campo della prevenzione. E in Calabria, come in Umbria, l'intera popolazione vive su una zona 'rossa' in quanto a sicurezza idrogeologica che manca nel 100% dei comuni. E' partendo da questi presupposti, con la tragedia di Messina ancora davanti agli occhi, che il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, chiede "stanziamenti sicuri e concreti" pensando a "una programmazione decennale".
Questa la fotografia scattata al suolo del BelPaese nel corso della presentazione dello studio 'Ecosistema rischio 2009' realizzato, nell'ambito di 'Operazione fiumi 2009', da Legambiente e Protezione civile sul monitoraggio (di oltre 1700 comuni classificati ad alto rischio dal ministero dell'Ambiente e dall'Upi) del dissesto idrogeologico nel nostro Paese. Dallo studio emerge che il rischio frane e alluvioni interessa praticamente tutto il territorio nazionale: sono ben 5.581 i comuni a rischio idrogeologico, il 70% del totale dei comuni italiani, di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio di alluvione e 2.596 a rischio sia di frana sia di alluvione. Sette comuni su 10 sono zone rosse: in particolare, le regioni con la più alta percentuale di comuni a rischio, pari al 100%, sono la Calabria con 409 comuni, l'Umbria con 92 comuni e la Valle d'Aosta con 74 comuni. Le Regioni con più 'tenuta' sono la Puglia con il 19% (48 comuni) dei comuni a rischio idrogeologico e la Sardegna con l'11% (42 comuni). Sono al nord i due comuni migliorI nella prevenzione delle frane e delle alluvioni: a Canischio (Torino), e Palazzolo sull'Oglio (Brescia) cui va il primato nazionale di 'Ecosistema rischio 2009' e la bandiera 'Fiume sicuro'.
I peggiori sono sette comuni, soprattutto calabresi e campani, tra cui Acquaro (Vv), Polla (Sa), Quarto (Na), e Vejano (Vt) nel Lazio. Le migliori città sono Cagliari e Perugia, mentre non raggiunge la sufficienza Roma, e chiude la classifica Palermo. In questo contesto così disegnato, secondo lo studio sono ancora troppe le amministrazioni comunali italiane che tardano a svolgere un'efficace ed adeguata politica di prevenzione, informazione e pianificazione d'emergenza: oltre un comune su quattro non fa praticamente nulla per prevenire i danni derivanti da alluvioni e frane. Delle 1.485 amministrazioni comunali italiane, nel 79% dei comuni sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e nel 28% dei casi sono presenti in tali zone interi quartieri. Migliore è la situazione per l'organizzazione del sistema locale di protezione civile. L'82% dei comuni si è dotato di un piano di emergenza in caso di frana o alluvione. Secondo Bertolaso sono due i punti fondamentali: prevenzione e lotta all'abusivismo, che sono poi due facce della stessa medaglia. "Fare prevenzione - spiega il capo Protezione civile- significa fare una grande opera coinvolgendo i cittadini, le istituzioni, il governo e il Parlamento". Quanto al rischio idrogeologico, dice, è "quello che incide di più sul numero delle vittime e sui costi" e l'abusivismo è "il virus che ha interessato il nostro Paese" alla base di "un meccanismo che va bloccato": oggi, osserva, si parla di "una capanna, tra sei mesi di un insediamento più permanente, tra 12 mesi ci saranno i mattoni, tra 36 mesi sarà condonato, e dopo 10 anni ci ritroviamo con quello che è successo a Giampilieri". E siccome "alla natura non importa della sanatoria", Bertolaso esorta "a essere protagonisti nella denuncia" di costruzioni abusive. La messa in sicurezza del suolo del nostro Paese, conclude Bertolaso, è "una grande opera pubblica" su cui "noi stiamo lavorando".
L'Aquila, consiglio comunale in zona rossa tra macerie
ROMA - Suona forte l'eco dell'allarme per la fragilità del suolo italiano: il territorio è a rischio sbriciolamento nel 70% dei comuni, di questi uno su quattro non sembra aver voglia di prendere delle iniziative, soprattutto nel campo della prevenzione. E in Calabria, come in Umbria, l'intera popolazione vive su una zona 'rossa' in quanto a sicurezza idrogeologica che manca nel 100% dei comuni. E' partendo da questi presupposti, con la tragedia di Messina ancora davanti agli occhi, che il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, chiede "stanziamenti sicuri e concreti" pensando a "una programmazione decennale".
Questa la fotografia scattata al suolo del BelPaese nel corso della presentazione dello studio 'Ecosistema rischio 2009' realizzato, nell'ambito di 'Operazione fiumi 2009', da Legambiente e Protezione civile sul monitoraggio (di oltre 1700 comuni classificati ad alto rischio dal ministero dell'Ambiente e dall'Upi) del dissesto idrogeologico nel nostro Paese. Dallo studio emerge che il rischio frane e alluvioni interessa praticamente tutto il territorio nazionale: sono ben 5.581 i comuni a rischio idrogeologico, il 70% del totale dei comuni italiani, di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio di alluvione e 2.596 a rischio sia di frana sia di alluvione. Sette comuni su 10 sono zone rosse: in particolare, le regioni con la più alta percentuale di comuni a rischio, pari al 100%, sono la Calabria con 409 comuni, l'Umbria con 92 comuni e la Valle d'Aosta con 74 comuni. Le Regioni con più 'tenuta' sono la Puglia con il 19% (48 comuni) dei comuni a rischio idrogeologico e la Sardegna con l'11% (42 comuni). Sono al nord i due comuni migliorI nella prevenzione delle frane e delle alluvioni: a Canischio (Torino), e Palazzolo sull'Oglio (Brescia) cui va il primato nazionale di 'Ecosistema rischio 2009' e la bandiera 'Fiume sicuro'.
I peggiori sono sette comuni, soprattutto calabresi e campani, tra cui Acquaro (Vv), Polla (Sa), Quarto (Na), e Vejano (Vt) nel Lazio. Le migliori città sono Cagliari e Perugia, mentre non raggiunge la sufficienza Roma, e chiude la classifica Palermo. In questo contesto così disegnato, secondo lo studio sono ancora troppe le amministrazioni comunali italiane che tardano a svolgere un'efficace ed adeguata politica di prevenzione, informazione e pianificazione d'emergenza: oltre un comune su quattro non fa praticamente nulla per prevenire i danni derivanti da alluvioni e frane. Delle 1.485 amministrazioni comunali italiane, nel 79% dei comuni sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e nel 28% dei casi sono presenti in tali zone interi quartieri. Migliore è la situazione per l'organizzazione del sistema locale di protezione civile. L'82% dei comuni si è dotato di un piano di emergenza in caso di frana o alluvione. Secondo Bertolaso sono due i punti fondamentali: prevenzione e lotta all'abusivismo, che sono poi due facce della stessa medaglia. "Fare prevenzione - spiega il capo Protezione civile- significa fare una grande opera coinvolgendo i cittadini, le istituzioni, il governo e il Parlamento". Quanto al rischio idrogeologico, dice, è "quello che incide di più sul numero delle vittime e sui costi" e l'abusivismo è "il virus che ha interessato il nostro Paese" alla base di "un meccanismo che va bloccato": oggi, osserva, si parla di "una capanna, tra sei mesi di un insediamento più permanente, tra 12 mesi ci saranno i mattoni, tra 36 mesi sarà condonato, e dopo 10 anni ci ritroviamo con quello che è successo a Giampilieri". E siccome "alla natura non importa della sanatoria", Bertolaso esorta "a essere protagonisti nella denuncia" di costruzioni abusive. La messa in sicurezza del suolo del nostro Paese, conclude Bertolaso, è "una grande opera pubblica" su cui "noi stiamo lavorando".
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